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mercoledì 13 marzo 2024

Campomarino – Concluso Corso di preparazione all’Esicarmo

 

Campomarino – Concluso Corso di preparazione all’Esicarmo

Si è concluso, presso la Parrocchia “San Nicola di Myra” di Campomarino (Kemarini), un paese arbëreshë della provincia di Campobasso, il Corso di Preparazione all’Esicasmo, diretto da padre Gianni De Paola e organizzato dall’Università Popolare del Molise “Paracelso” in collaborazione con l’Accademia Ortodossa San Nicodemo l’Aghiorita.

Hanno superato, con profitto, il corso le seguenti persone:

  • Sonia Bartoli
  • Santa Calì
  • Maria Caforio
  • Simona Domenichini
  • Regina Ede

  • Maria Gentile
  • Antonio Manfredi
  • Monika Štaudnerová
  • Maria Grazia Ronconi

A tutti i corsisti verrà rilasciato un Attestato di partecipazione al Corso.

domenica 11 febbraio 2024

Corso Operatore della Carità

Corso Operatore della Carità





L'Accademia Ortodossa San Nicodemo L'Aghiorita e la Confederazione delle Confraternite del Buon Samaritano propongono un Corso di Operatore della Carità da effettuare sulla piattaforma ZOOM (o similare) per formare i volontari che vogliono operare nel campo della solidarietà e dare informazioni su come si organizza una Mensa per i Poveri o un centro di distribuzione alimentare per indigenti.


Chi fosse interessato al Corso scriva a: accademia.ortodossa@gmail.com
Prima dell'inizio del corso diteci anche il giorno e l'ora secondo voi più adatta per scegliere il giorno della settimana maggiormente favorevole ai partecipanti.
Delle lezioni saranno tenute dal cav. Calogero Donato, che ha attivato una Mensa dei Poveri e un centro di distribuzione alimentare in provincia di Palermo. 



venerdì 12 gennaio 2024

Progetto Hesychia: Salute e Malattia Spirituale


 Progetto Hesychia: 2^ Lezione Corso introduttivo all’Esicasmo:

Salute e Malattia Spirituale 

a cura di Padre Gianni De Paola,Naturopata,Esicasta, Esorcista 


I Padri identificano la Salute dell’uomo con lo stato di “perfezione” (relativa) alla quale inizialmente era destinato per sua natura; Dio, ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza (cfr. Genesi 1,26) ponendo quindi nel suo essere il potenziale divino. “Io riflettei: Siete Dei”, ci dice attraverso la voce del salmista ( Sal. 82 [81],6).

L’uomo attraverso l’immagine di Dio che è in lui, (quindi attraverso le facoltà spirituali, tra cui l’intelligenza), è naturalmente capace di riconoscere il suo Creatore e orientare tutto il suo essere verso Dio. L’uomo è virtuoso per sua stessa natura perciò il Signore si rivolge a lui dicendo << Siate fecondi e moltiplicatevi >> (Gn 1,28); <<Siate santi per me, perché santo sono io>> (Lv 20,26); <<Siate perfetti, come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli>> (mt 5,48).


Lo stato paradisiaco di Adamo era lo stato di Salute, perché viveva secondo la sua natura deiforme ignorando ogni turbamento dell’anima e quindi del corpo, in pratica non era soggetto allo stato di malattia. Con il peccato originale, Adamo si è allontanato dalla “condizione” in cui Dio lo aveva posto, allontanandosi da quell’area di “equilibrio” psico-fisico e dalla Fonte di ogni perfezione; questa nuova “condizione” di squilibrio (disobbedienza) indebolirà in lui le virtù per il fatto di discostarsi da quella immagine e somiglianza di Dio primordiale. L’uomo da quel momento dimentica qual è la sua vera natura, ignora il suo vero destino e perde ogni nozione della sua Salute originaria. Con l’incarnazione del Cristo, Dio concede all’umanità la possibilità di recuperare quella perfezione e dunque quell’equilibrio spirituale, mentale e quindi somatico che è la Salute ovvero la Theosis, la divinizzazione il tornare a vibrare all’unisono con il Creatore. 


<<Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo>>Gv. 10, 9


Attraverso l’adozione filiale in Cristo, l’imitazione di Cristo e attraverso l’esercizio delle virtù, l’uomo torna uomo integrale, perfetto e adeguato alla sua autentica natura.


<< L’assimilazione al Cristo è la salute e la perfezione dell’anima>> (San Gregorio Palamas, Triadi)


Sant’Isacco il Siro, nei suoi discorsi ascetici (81) ci fà notare come i nostri Padri per giungere alla perfezione e alla somiglianza con Dio, non smettono di accogliere in se stessi, totalmente, la vita del Signore Gesù Cristo, esercitando le virtù per farle crescere e raggiungere il pieno sviluppo. In questo è la natura primordiale dell’uomo, l’esercizio delle virtù, in particolare quella che è a coronamento di tutte, la carità.


Ma come possiamo fare noi uomini del nostro tempo tutto questo? E’ davvero fattibile?

Personalmente, osservo l’uomo contemporaneo e lo vedo affannoso,  in preda ad un isterica ricerca di un senso alla propria vita, alla ricerca di una appagante salvezza che sembra sgretolarsi tra le mani, aggrappate sempre a nuove dottrine, nuove esperienze e tendenze che promettono di tenere vive e accese le nostre passioni e con esse sentirsi vivi.


ahimè è tutto l’opposto però perchè non già l’alimento delle passioni, ma la pratica delle virtù che salva l’uomo riportandolo alla sua condizione di equilibrio naturale e primordiale e di lì, prendere consapevolezza che siamo stati creati per contemplare la natura visibile e per essere iniziati al mondo intelligibile. (cfr. S. Simeone il Nuovo Teologo).


<< La salute dell’anima, è la conoscenza>>. (San Talassio) 


A questo punto è chiaro che se la condizione di Salute Spirituale dell’uomo è data dal suo tornare a essere il quanto più possibile a immagine del Signore attraverso l’esercizio delle virtù, la condizione di Malattia và da sé che è data da ogni azione che allontana l’uomo dal suo percorso di deificazione e quindi da Dio, il peccato! Il peccato è ogni azione per la quale l’uomo allontana le sue facoltà dal loro fine naturale e quindi agisce male. Agire male, è uscire dalla buona via, contraddire la propria natura, la propria essenza. ( cfr. Dionigi l’Areopagita). 


<<l’agire male, è il cammino che devia dalla secondo-natura verso il contro-natura>>. 

( S. Giovanni Damasceno - Esposizione esatta della fede ortodossa, IV, 20)


Adamo ed Eva, cadono nel peccato di disobbedienza, e mangiando dell’albero della “Conoscenza del Bene e del Male”, acquisiscono in potenza, la virtù del libero arbitrio, ma di fatto, avendo disobbedito e quindi non rimanendo in perfetta somiglianza e assonanza con il Creatore, le loro virtù (tutte) si indeboliscono. Lo squilibrio, la dissonanza rispetto alla propria naturale essenza divina, sarà da quel momento perpetrato a tutta la discendenza di Adamo. Quindi noi non ereditiamo la colpa di Adamo, come erroneamente qualcuno dice, ma la conseguente distonia impetrata all’uomo nella sua essenza, dal peccato di Adamo. Ereditiamo il danno genetico causato dal male agire di Adamo.

Tutti, indistintamente ereditari di questo danno, abbiamo ricevuto dal Signore nostro Dio, le istruzioni per riparare, contenere il danno e recuperare quell’equilibrio quella Salute spirituale attraverso il Buon Combattimento, cioè il continuo sforzo di non agire contro la nostra essenza, di non cadere nel peccato e quindi aggravare la nostra condizione di Salute che già patisce le conseguenze del peccato di Adamo. Perseverare nel peccato porta lo stato di Malattia spirituale a peggiorare, fino alla morte dell’anima.


Concludo, con le parole di San Gregorio Palamas che rendono molto chiaro tutto quanto scritto e detto in precedenza:


<<Quando l’anima lascia il corpo e si separa da esso, il corpo muore; allo stesso modo, quando Dio lascia l’anima e si separa da essa, l’anima muore>>. ( S. Gregorio Palamas Omelie,16).

sabato 11 novembre 2023

Le 33 lettere dell'alfabeto cirillico russo

      Trentatré fatti curiosi 

           sulle 33 lettere dell'alfabeto russo


Riportiamo delle curiose notizie sui simboli e suoni dell'alfabeto russo pubblicate dal sito RUSSIA BEYOND - https://it.rbth.com/istruzione/88687-trentatr%C3%A9-fatti-curiosi-sulle-trentatr%C3%A9?utm_source=Newsletter&utm_medium=Email&utm_campaign=Email

del 10 novembre u.s.

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Perciò, chi  fosse interessato alla cultura russa (nel sito non si parla della guerra tra la Nato e la Russia in Ucraina) può collegarsi al sito ed  iscriversi alla newsletter settimanale.


Aleksandra Koroleva
Dalla A alla Z. Anzi: dalla A alla Я vi raccontiamo tutte le cose più interessanti sulle lettere del cirillico, sviluppato per le lingue slave nel IX secolo dai fratelli bizantini Cirillo e Metodio

А а

È la prima lettera dell’alfabeto russo e una delle più comuni. Deriva dall’alfa greca (α/Α) e praticamente non esistono parole autoctone russe che inizino con essa. Ad eccezione di “avos” (un concetto piuttosto importante; leggi qui). È interessante anche il fatto che nell’antico slavo questa lettera fosse chiamata “Аз” (“Az”), suonando come il pronome personale “io” dell’epoca: “Азъ”. Per esempio: “Азъ есмь царь” (“Io sono lo zar”), frase conosciuta da tutti i russi perché appare nella celebre commedia “Ivan Vasilevich menjaet professiju”

Б б

Graficamente non esiste una lettera simile nell’alfabeto latino, ma esiste il suono, e appartiene alla lettera B, derivata dal greco beta (β/Β) . In russo ha una funzione tutta sua: a una sola “б” viene spesso accorciata la particella “бы”, necessaria per i periodi ipotetici. “Если б я был султан…” (“Se fossi un sultano…“, si canta nel film sovietico “Una vergine da rubare”

В в

Questa lettera è simile nella grafia alla beta greca e alla B latina, ma si legge come la V italiana. Spesso, però, questa lettera viene pronunciata come f, ad esempio nella parola “amore” (“любовь”) o “martedì” (“вторник”). E a volte non viene pronunciata affatto! Come, ad esempio, la prima “в” nella parola “sentimento” (“чувство”). Inoltre, “в” è una preposizione, usata per stato in luogo e moto a luogo, come le italiane “in” e “a”.

Г г

Dal modo in cui un russo pronuncia questa lettera – se si trova all’inizio di una parola – si può capire da dove proviene! Nei dialetti delle regioni di Tula e Rjazan, ad esempio, questa consonante sonora dal suono occlusivo velare sonoro (G dura, in italiano) viene ammorbidita (diventando fricativa), mentre i russi meridionali della regione di Krasnodar la pronunciano come una X (Kh) (una G aspirata; e questa è la norma per la lingua ucraina). In russo esiste addirittura il verbo “gekat” (“гэкать”), che vuol dire “pronunciare la lettera Г in modo errato” (rispetto al russo standard). Detto questo, è perfettamente corretto trasformare la Г in una X (Kh) alla fine della parola “Dio” (“Бог”). La lettera viene dalla gamma (γ/Γ) greca.

Д д

Questa lettera deriva dalla greca delta (δ/Δ) e nell’alfabeto slavo antico era chiamata “добро” (che in russo vuol dire “buono”). Ma di buono ha ben poco per chi studia il russo, visto che la sua grafia è diversissima tra caratteri stampatelli (д) e corsivo (g)! In questo caso sembra fatta apposta per confonderla con la “g” dell’alfabeto latino. Un’altra particolarità è il fatto che il suono D diventa sordo alla fine delle parole e prima delle consonanti sorde. Quindi fate attenzione e riconoscete con certezza se vi stanno dicendo “codice” (“код”) o gatto (“кот”).

Е е 

Questa lettera è apparsa in questa forma dopo la riforma della lingua russa operata da Pietro il Grande e l’introduzione della cosiddetta “grafia civile” (in contrapposizione alla grafia ecclesiastica). In precedenza questa lettera aveva l’aspetto di Є, ma così era troppo facile confonderla con la lettera Э, che spesso viene chiamata “Э inversa”. Tra l’altro, hanno lo stesso suono. Ma alla E all’inizio di una parola o dopo una vocale si aggiunge il suono й (una i breve).

Ё ё

Questa lettera è stata approvata ufficialmente solo nel 1942, e prima di allora l’alfabeto russo contava 32 lettere. In precedenza, la Ё era considerata solo una variante della lettera E. Tuttavia, ancora oggi, Ё viene spesso discriminata e i punti raramente vengono messi al loro posto. I russi ritengono che sia chiaro dal contesto se si tratta di Е o di Ё. Ma poveri stranieri che imparano la lingua!

LEGGI ANCHE: Mettiamo i puntini sulla e! Storia della ё, la lettera più bistrattata dell’alfabeto russo 

Ж ж

È la lettera più “ronzante” della lingua russa. E in effetti con lei inizia la parola “scarabeo” (“жук”; “zhuk”) e ce ne sono ben tre nella parola “ronzio” (“жужжание”; “zhuzhzhanie”), e molti riconoscono addirittura uno scarabeo nella sua forma. In greco non esisteva una lettera di questo tipo, deriva dall’antico slavo dove indicava nientepopodimeno che la “vita” (“жизнь”).

З з

La lettera З aveva originariamente l’aspetto del suo analogo greco (ζ/Ζ) e latino (Z.) E per molto tempo è esistita in entrambe le varianti. Con il tempo, però, è stata usata solo la forma З. È bene fare attenzione a questa lettera, perché a volte si cambia letteralmente suono con la lettera C (corrispondente alla latina S). Ad esempio, nella parola “fiaba” (“сказка”) la З suona come una C; non “z” dunque, ma “s”. Al contrario, nel verbo “fare” (“сделать”) la C iniziale suona come una З, perché precede una д. In un gran numero di prefissi З e С sono addirittura intercambiabili, a seconda della lettera che viene dopo. Prendiamo come esempio le parole “non utile” e “non gioioso”: “бесполезный” si scrive con la С, ma “безрадостный” con la З.

И и

Deriva dalla lettera greca eta, quando già era diventata ita, e aveva cioè l’antica grafia (Η/η) ma il suono “i”. In slavo antico questa lettera era chiamata “izhe”, che si traduceva con “il quale”. Ancora oggi nella lingua russa si trova l’espressione “и иже с ними”, che si può tradurre “e compagnia bella”. Prima della riforma della lingua russa del 1917, nell’alfabeto russo c’era anche la lettera “I”, derivata dalla iota greca (ι/Ι), ma i bolscevichi l’hanno sostituita con la И. Ad esempio, la parola “мiр” indicava il “mondo” e la parola “мир” la “pace”. Oggi sono entrambe “мир”.

Й й

È interessante cercare di ricordare quali parole inizino con la Й. Molto poche: “йод” (“iodio”), “йога” (“yoga”), “йогурт” (“yogurt”)… Ovviamente, si tratta di parole prese in prestito. Ufficialmente, come lettera a sé stante la й è apparsa solo nel XX secolo, e prima di allora era indicata dalla lettera Ī con un trattino in cima. Il suono stesso, una via di mezzo tra И e J è chiamato “И краткое” (“I kratkoe”; ossia “i breve”).

K k 

Questa lettera proviene dal greco (κ/Κ) ed è familiare anche a chi conosce l’alfabeto latino. Solo la grafia è un po’ diversa. Non k/K, ma к/К. La lettera minuscola russa non ha una linea verticale prominente verso l’alto, è solo una copia ridotta della lettera maiuscola, che non va oltre la riga. È di fatto impossibile trovare la combinazione di “к” con le lettere “ы” o “э” nelle parole russe. Può avvenire solo in parole provenienti dalle lingue dei popoli della Russia: “акын” (“akyn”; un cantastorie dall’Asia centrale) o prese in prestito dall’estero “кэш” (“cache” in informatica, o slang per “cash”; “soldi in contante”).

Л л

Ufficialmente la lettera si chiama “el”, ma la scrittura è simile non all’analogo latino (L), bensì al lambda greco (λ/Λ). E in corsivo si scrive proprio in questo modo. Nel testo stampatello assomiglia invece alla lettera russa П (la P latina), ma con un ricciolo a sinistra. Fu nel XIX secolo che gli stampatori di San Pietroburgo introdussero questa moda, che oggi è la norma.

М м

Questa lettera si trova nella capitale e in altre città russe, stampata in rosso in grande: è il segno della metropolitana. La lettera si legge come la latina M/m, ma poiché deriva dal greco (μ/Μ), la minuscola ha acquisito una diversa grafia: М/м. Si ammorbidisce dopo molti suoni vocalici, per cui è diventata la lettera più dolce della lingua russa. Il gatto fa “мяу” (“mjau”), e per indicare lo sdilinquirsi si emette l’onomatopeico “мимими” (“mimimi”).

Н н

È la lettera responsabile della negazione e del rifiuto. “Нет, не, никак”; “Net, ne, nikak”; insomma, assolutamente NO. È la lettera più usata tra le consonanti. Deriva dalla lettera ni (ν/Ν) dell’alfabeto greco e confonde tutti gli stranieri perché non si scrive N come in latino e greco, ma come H (ma non è una acca!). Ma non è sempre stato così. Negli antichi testi ecclesiastici, la barra trasversale della lettera era inclinata, ma al centro tra le linee verticali. È sotto Pietro il Grande che la barra trasversale si spostò definitivamente in posizione orizzontale.

O o

È la lettera più usata in assoluto nella lingua russa. Ma i russi nelle sillabe non accentate la pronunciano come qualcosa tra una O e una A (anche se agli stranieri sembra spesso proprio una A), utilizzando un suono che la fonetica indica così: ɐ. I moscoviti sono spesso derisi nelle altre regioni perché allungano il nome della loro città, che suona “Maaaaaskvá”. E i russi pronunciano l’ex presidente statunitense Obama come “Abama”, confondendo gli americani che non sanno di si stia parlando. Ma nei villaggi del Nord russo si possono incontrare persone che “okajut”, cioè che, in modo innaturale per l’orecchio del russo moderno, pronunciano tutte le lettere O come O, anche quelle non accentate.

LEGGI ANCHE: Ci sono dialetti nella lingua russa? 

П п

Conoscete sicuramente il π dalla matematica, ed è da questa lettera greca (π/Π) che la П è apparsa in russo (dove è chiamata “pe” e non “pi”). Ma attenzione! In corsivo la п minuscola è spesso scritta in modo estremamente simile alla “n” latina.

Р р

Anche questa lettera confonde spesso gli stranieri che la prendono per una pi. Dopotutto, sembra proprio una P, ma in russo P la R (anche in questo caso l’origine è greca, dove il rho si scrive ρ/Ρ). Ma questa lettera la imparerete presto: le parole “Russia” (“Россия”), “russo” (русский) e “rublo” (“рубль”, e c’è anche il simbolo grafico ₽) iniziano tutte con questa lettera! Nell’antichità era chiamata “rtsi” (“рьци”) o “рцы” (“rtsy”) e significava “parlare”.

С с

Una volta c’era anche la S in russo, che peraltro esiste ancora in alcuni alfabeti cirillici (ad esempio in quello macedone, dove è chiamata “dze”). Entrambe le lettere risalgono al sigma greco (σ/Σ, e in finale di parola: ς). All’inizio del XVIII secolo Pietro il Grande introdusse la grafia civile e la S cirillica, spesso più simile nel suono a una Z, si fuse con la “З”. Allo stesso tempo la С (che corrisponde alla S latina) mantenne la sua forma. Si ritiene che abbia acquisito la forma della sigma greca minuscola a fondo parola – ς – con la perdita della coda inferiore per semplicità. La C è una lettera importante, perché significa “parola”; “Verbo”. “In principio era il Verbo”, dice la prima riga del Vangelo.

Т т

La T deriva dal greco Tau (τ/Τ), e la grafia è un po’ diversa dalla t latina. Fate attenzione, poi, perché in corsivo la t minuscola assomiglia più alla “m” latina. È una delle poche lettere della lingua russa che a volte non si legge per niente. Ad esempio, nelle complesse combinazioni “стн” (“stn”), “стск” (“stsk”) e altre; in parole come “лестница” (“scale”) o “счастливый” (“felice”).

У у

Per come si scrive questa lettera assomiglia alla Y/y latina o alla Ypsilon greca (υ/Υ). Ma in realtà la storia di questa lettera, apparsa solo sotto Pietro il Grande con la nuova grafia civile, è più complicata. Oggi la U russa corrisponde in fonetica al suono U [u], ma prima veniva scritta come combinazione di due lettere: la O e la “izhitsa” (Ѵ, ѵ), una lettera che a sua volta derivava dalla ypsilon e corrispondeva al suono [i]. Questo “Ou” in forma scritta aveva sempre un aspetto diverso: appariva o così Ꙋ, o così ꙋ. Pertanto, è stato semplificato fino ad arrivare alla forma У.

Ф ф

Se volete esprimere il vostro disappunto, vi basta pronunciare questa lettera. In russo “фыркать” (“fyrkat”) significa “sbuffare”, e con “фу” (“fu”) e “фи (”fi”) i russi esprimono disgusto e schifo. La lettera deriva dalla greca phi (φ/Φ) e si trova spesso nelle parole prese in prestito. 

Х х

Nelle chat russe questa lettera è responsabile delle risate (“хихихи” e “ахаха”). Inoltre appare in un gran numero di parole oscene, che non possiamo citare in questa sede, nonché in un numero ancora maggiore di loro derivati. Si traslittera con “Kh”. Ma serve anche per alcune parole “sante”, come ad esempio “херувимы” (“kheruvimy”), cioè “cherubini”, e “христиане” (“khristiane”) cioè “cristiani”.

Ц ц

Questa lettera corrisponde al suono “ts”, quindi si trova nelle parole straniere al posto della C o della Z latine: per esempio, in “Цезарь” (Cesare… o la Caesar Salad) o in “пицца” (“pizza”). Inoltre, “ts” è un’interiezione, anche molto espressiva. Si può, per esempio “цыкнуть” (“tsyknut”, cioè “fare ts”) per “far star zitto” qualcuno che parla a teatro o al cinema. Oppure si può emettere uno “ts” quando il capo dice che bisogna rifare da capo una relazione. Si può anche “цокнуть” (“tsoknut”), che vuol dire “sbattere (con il tacco)” o “schioccare (la lingua)”.

Ч ч

Nell’antico slavo questa lettera significava “червь”, cioè “verme”. Deriva dal segno cirillico Ҁ (“koppa”), che proveniva dal sistema numerico greco antico e indicava il numero 90. Di conseguenza, anche la Ч russa ha una scrittura “a scodella”, ma non verticale, bensì orizzontale. Nelle combinazioni con altre lettere la Ч cerca sempre di scomparire: “что” (“che”, “cosa”) si pronuncia non “chto” ma come se fosse scritto “што” (“shto”), e lo stesso fenomeno fonetico si ha in “конечно” (“certamente”). Nell’antico accento moscovita c’erano molte altre metamorfosi di questo tipo. Ad esempio la parola “булочная” (“panetteria”) veniva pronunciata non “bulochnaja” ma “buloshnaja”.

Ш ш

È la più frusciante tra le lettere sibilanti della lingua russa. E la più difficile da riconoscere in corsivo. La parola “шиншилла”, “cincillà”, per esempio, si scrive così:

Molto probabilmente è entrata in russo dalla lettera “shin” dell’alfabeto ebraico. Tra l’altro, ufficialmente la lettera si chiama “sha”, e la stessa interiezione viene usata (più spesso nel Sud) per chiedere a qualcuno di chiudere la bocca… 

Щ щ

È la lettera più terribile e mostruosa, che nella traslitterazione inglese diventa “shch”. Povero Хрущёв! Il primo segretario del Pcus diventa Khrushchev… In molte lingue slave, tuttavia, esistono i suoni Ш+Т o Ш+Ч che questa lettera indica. Si può dire “ща” “shcha” se si viene chiamati per andare da qualche parte. Oppure si può dire “ага, щаз прям!” (“agá, shchas prjam!”) se non si vuole fare quello che ci viene chiesto.

Ъ ъ

Questa lettera non viene letta in alcun modo, si chiama ”твёрдый знак” (“tvjordyj znak”), ossia “segno duro” e ha una funzione puramente tecnica di separatore nel caso in cui il prefisso di una parola finisca in consonante e la radice in vocale. Ad esempio, nel termine “объявление” (“objavlenie”), cioè “annuncio”. In alcune lingue o in fonetica si utilizza un apostrofo a questo scopo. Tuttavia, prima della Rivoluzione del 1917, questa lettera era molto più comune. Si chiamava “Еръ” (“Er”) e spesso si trovava alla fine delle parole, dopo una consonante, per indicare il genere maschile. Si vedeva di frequente sulle insegne dei negozi. Per esempio “Smirnoff” si scriveva “Смирновъ”.

LEGGI ANCHE: Il segno duro Ъ: a cosa serve la lettera più strana dell’alfabeto russo 

Ы ы

È la lettera più difficile da pronunciare per gli stranieri. Non esistono parole nella lingua russa che inizino per Ы, ad eccezione dei toponimi nelle repubbliche in cui è diffusa un’altra lingua locale. Per esempio, in Jacuzia c’è il fiume Ыгыатта (Ygyatta). Oggi la Ы (traslitterata Y) è anche la lettera più divertente dell’alfabeto russo. In primo luogo, “Operazione Y e altre avventure di Shurik” è un’iconica commedia sovietica. In secondo luogo, nel linguaggio di Internet, “Ы”, così come “Ыыыыы”, significa “risata”; è la versione russa di LOL. E si usa su per una battuta non proprio intellettuale o per un meme stupido. Provate a mettere i denti inferiori in avanti e a pronunciare un “Ыыы” prolungato e capirete.

LEGGI ANCHE: La Ы in russo: tutte le regole di questa strana lettera e i consigli per la sua difficile pronuncia 

Ь ь

Il “Мягкий знак” (“Mjagkij znak”); “segno morbido” proprio come il segno duro non si legge, ma ha molte funzioni tecniche. È necessario per separare vocali e consonanti, e parole come “семя” e “семья” non solo si leggono in modo diverso, ma hanno anche significati diversi: “seme” e “famiglia”. Inoltre, questo segno ammorbidisce le consonanti alla fine di una parola. Confrontate “мат” e “мать“: “parolacce” e “madre”. Inoltre, un ь alla fine di un verbo indica la forma all’infinito. Un grande numero di errori, su dove il ь vada o non vada, sono commessi non solo gli stranieri, ma anche i russi stessi, ad esempio nei verbi che terminano in -ться/ -тся.

LEGGI ANCHE: Il segno morbido Ь: perché esiste questa lettera in russo e come va usata correttamente? 

Э э

Abbiamo già parlato della Э (detta “e rovesciata”) nel paragrafo sulla E. Un tempo c’erano due lettere speculari: Є ed Э. Ma sotto Pietro il Grande la Э rimase sola. La lettera Э è usata più spesso nelle parole in prestito (come “поэт”; “poeta”, o “сэр”; “Sir”), ma anche nei pronomi come “этот” (“etot”; “questo”) o in onomatopeiche come “эх” (“eh”) o “эгегей” (“ehiehiehi”).

Ю ю

Questa lettera è apparsa all’inizio del XVIII secolo da un composto di tre suoni: І+ОУ. È usata piuttosto raramente, spesso in parole e nomi presi in prestito; ad esempio “Юпитер” (“Jupiter”; ossia “Giove”). Si può trovare nella desinenza dei verbi al presente in prima persona: per esempio “люблю” (“ljubljú”; “io amo”) o in alcune forme della declinazione dei sostantivi (ad esempio nel caso dativo: “князю”; “knjazju”; “al principe”). Attenzione perché la lettera Ю ha molte eccezioni e non tutte le lettere possono esserle abbinate.

Я я

È l’ultima lettera dell’alfabeto (per cui in russo “dalla a alla zeta” si dice in realtà “от а до я”; “dalla a alla ja”) e allo stesso tempo è il pronome personale di prima persona (я = io). Questa lettera è l’immagine speculare della R latina, quindi spesso confonde sia gli stranieri sia i bambini russi che stanno imparando a scrivere (per loro la R è spesso più facile da riprodurre). Un tempo la lettera aveva l’aspetto di IA, ma sotto Pietro il Grande fu fusa in un’unica lettera con qualche sistemazione grafica. A seconda della posizione, della lettera che segue e di dove cade l’accento va incontro a fenomeni fonetici di riduzione.


LEGGI ANCHE: Così Stalin salvò la Russia dal passaggio all’alfabeto latino 

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